domenica 26 dicembre 2010

cose di casa

Pubblicato da Kat in Wien 2 commenti
Innanzitutto, buone feste a tutti, anche se un po' in ritardo.


Brevemente: son successe talmente tante cose nell'ultima settimana e io (che ho comunque una naturale tendenza a procrastinare) non ce l'ho proprio fatta a scrivere.
Per elencarne alcune, alla rinfusa: ho trascorso due memorabili giornate in giro per una Vienna natalizia che pareva Londra (o la Val Padana) in autunno, vista la nebbia. E' avvenuto il consueto scambio dei regali col mio uomo, quest'anno effettuato in anticipo, dato che non lo vedrò per un mese - se ne vola, dopo due anni che non ci andava, oltreoceano da mammà. Il suddetto uomo, che, vista la sua professione, d'ora in poi chiamerò "il Pava", mi ha inoltre fatta entrare, di contrabbando, ad un backstage-afterparty in onore del mitico Placido Domingo. Con cui mi son fatta pure una foto di cui mi vanterò nei secoli a venire. Tiè. A 69 anni è decisamente un uomo molto, molto affascinante.

Il viaggio in Italia è stato alquanto allucinante. Un po' me la sono cercata, perché prendere un treno il 23 dicembre è sempre un azzardo. Specie se il treno in questione (l'unico che io potevo prendere che mi consentisse di arrivare a casa in meno di 7 ore) viaggia in diagonale da Vienna al Tirolo passando per Stiria e Carinzia: ciò significa che  l'80% degli studenti e dei lavoratori di queste regioni che vivono a Vienna  scende a casa per Natale a bordo di questo treno. E infatti: mezz'ora di ritardo per far salire tutti. Io, che son furba e scafata, avevo il posto prenotato però son rimasta letteralmente incastrata in corridoio per venti minuti, senza poter andare né avanti né indietro: gente in piedi, seduta, distesa, tra bagagli, pacchi e pacchetti. Allucinante. Sembrava quasi il Milano-Lecce (però gli austriaci senza prenotazione non si azzardano nemmeno a posare il proprio deretano su un posto prenotato, preferiscono restare in corridoio anche se il posto risulta non occupato. Non finirò mai di stupirmi).

Dopo il viaggio della speranza (treno + bus), appena messo piede in casa, digiuna ed esausta mi han chiamata per un'emergenza lavorativa. Ottimo, devono aver fiutato la mia presenza in terra natìa.

Sto a risparmiarvi la serie di sfighe accadute alla mia famiglia allargata in questi giorni di festa (dico solo: caldaia morta il giorno 24 dicembre alle ore 17, ovvio, no?) e le varie bagarre che non sono mancate nemmeno quest'anno, e vi lascio con questa amena scenetta familiare registrata durante il pranzo natalizio, mentre eravamo tutti impegnati con il secondo:

Nonna: "Nooo non voglio bere acqua fredda, che ieri avevo mal di pancia"
Mamma: "Ma non è fredda, è a temperatura ambiente!"
Nonna (che ha una nota avversione per l'apparecchio acustico): "Ecco, brava, meglio l'acqua corrente. Che poi ieri non so se è stata la cocacola, o le arance, ma continuavo a dover andare in bagno."
Mamma: "Ehm, ok, ok, abbiamo capito..."
Nonna: "Ma infatti, ma dovevo scappare proprio, cinque, sei volte, dici che son state le arance? Lo sapevo io che le arance non dovevo mangiarle: l'arancia di mattina è oro, di sera è bronzo. Mamma che crampi, ieri!"
Mamma: "BASTA!!!!"
Nonna: "Hai fatto pure la pasta???"

Ah, l'aria di casa. 





sabato 18 dicembre 2010

Nostalgie alimentari

Pubblicato da Kat in Wien 4 commenti



Oggi allo "Spar Gourmet" ho trovato la scamorza affumicata. Ho dovuto soffocare un grido di giubilo.
Mentre mi accingevo a pagare, ho dato un'occhiata a ciò che la cassiera stava passando allo scanner: zucchine, mozzarella, olio d'oliva, pane per tramezzini (!), pomodori pelati rigorosamente italiani, prosciutto cotto, panna da cucina, pasta e tortellini. Vi lascio immaginare il prezzo finale. Ammetto di essere inorridita e di aver pensato "Oddio. Sono proprio italiana".

Io un tempo non ero così, anzi. Sono nata e cresciuta in Friuli Venezia Giulia, e la cucina locale è già piuttosto 'fusion', mescola elementi mitteleuropei e mediterranei. Sono cresciuta parlando due lingue e mangiando pasta col gulasch, per dire. Quando mi sono trasferita a Vienna, il frigo era pieno di würstel e knödel. Pranzavo volentieri con i salsicciotti del hotdoggaro alla fermata del tram e mi compravo pure la Wiener Schnitzel, la cotoletta, già pronta da scaldare.

Io sono una che non ha mai sbandierato la propria nazionalità, tantomeno col cibo. Mi considero una gran cosmopolita e all'estero assaggio sempre le pietanze locali.
Adoro la cucina etnica, e qui ce n'è veramente per tutti i gusti: mi trasferirei in un buffet asiatico, se potessi.

Però, però, ultimamente ho notato di essere diventata un po', come dire? Culinariamente snob? Nostalgica? Sono qui ormai da troppo tempo e sto cercando di ritrovare un'identità aggrappandomi al cibo? Starò diventando *gasp* italofila??? Non so, fatto sta che:

- i formaggi locali mi "puzzano" e mangerei solo pecorino e scamorza.

- con tutto il pane buonissimo che fanno, qui, ultimamente mi viene sempre più voglia di mangiar tramezzini!

- nota dolente. La pizza. Qui pullula di pizzerie 'tarocche' (con nomi improbabili tipo "Casa nostra" "Don Diabolo" "Nubia: pizza/pasta/cucina viennese/specialità mediorientali") che fanno la pizza con un imprecisato formaggio giallino e le spennellano ben bene di una fantastica, profumatissima emulsione di olio e aglio sintetico in polvere (bleah). Ecco. Io queste pizze non le posso mangiare. Non ce la faccio. Quindi, mi resta solo l'opzione: pizza italiana. Che, ahimè, qui ha dei costi piuttosto proibitivi, quindi non è che me la posso concedere una volta a settimana. E quindi me la faccio. Con la mozzarella, possibilmente di bufala, se la trovo (Oh, io prima di venir qui non sapevo nemmeno cosa fosse, la mozzarella di bufala). E con il prosciutto cotto importato (che costa una fortuna, peraltro).

- last but not least: i pandistelle. E qui credo mi capiranno molti espatriati. Qui in Austria (ma anche altrove) è assolutamente sconosciuto il concetto di 'inzuppare i biscotti nel latte/caffé/thé'. Anche la colazione è prevalentemente salata. I biscotti che fanno qui son tutti enormi, burrosissimi, pesantissimi e mal si prestano al tanto amato rituale mattutino. Chi non ci è passato non lo sa: l'astinenza è atroce. Quindi, con gli altri italiani, abbiamo organizzato un network di contrabbando di pandistelle. Chi scende in Italia, raccoglie ordinazioni e al ritorno distribuisce il malloppo. L'ultima volta avevo 4kg di biscotti in valigia.

Durante la mia ultima puntata a casa, sono andata alla coop per comprare qualche piccola cosa (oltre ai suddetti pandistelle) da portare con me a Vienna. I supermercati italiani, paragonati a quelli austriaci, sono il giardino dell'eden, delle oasi di abbondanza incredibili. E io mi sento una scema, ma davvero: giro per gli scaffali e penso: oooh, quanta frutta, oooooh 18292898 varietà di pasta! Ooooh l'olio d'oliva al limone! Oh come costa poco! Ooooh lo stracchino e la robiola! Il banco dei salumi con la mortadella! Ooooh il pesce fresco!!! Di solito compro qualche risotto in busta, per le emergenze o per quando torno a casa tardi e non mi va di spadellare. Questa volta, completamente estasiata, accecata e inebetita da cotale e cotanta abbondanza di italico cibo, ho messo nel carrello (e poi in valigia) tre buste di...

...pasta e fagioli. Liofilizzata.


Qualcuno mi aiuti, ma davvero.

lunedì 13 dicembre 2010

Kat-a-Klismen

Pubblicato da Kat in Wien 3 commenti
Oggi, mentre uscivo dal supermercato, il mio orecchio ha colto l'inconfondibile brusìo (...) dei turisti italiani e mi è tornato in mente un aneddoto di un paio di estati fa.

La sottoscritta si trova in pieno centro storico, con un mal di testa di quelli che spaccano. Caldo boia. Decido di passare in farmacia a farmi dare qualcosa. Entrando noto davanti alla farmacia una coppia di turisti che sfoglia freneticamente una guida turistica, le ultime pagine, quelle con l'appendice e il glossario delle frasi utili. Italiani, penso. Quelli li sgami subito, eh, hanno proprio un look distintivo (e non sto parlando solo di zainetti invicta eh, ma proprio dell'aspetto generale dell'italiano in vacanza. Gli italiani non vanno in giro in ciabatte e calzini, o in bermuda e berretto alla pescatora, ma sono quasi sempre ben curati. E griffati.).
Dicevo: entro, prendo la mia scatolina di ibuprofene e faccio per uscire, minding my own business. I due sono ancora lì. Sembrano preoccupati, forse - mi dico - hanno veramente bisogno di aiuto. Ed in questo momento si risveglia il mio spirito di crocerossina, la mia indole da paladina degli Italiani all'Estero. Sfodero la pettorina di SuperKat e uno dei miei migliori sorrisi, mi avvicino e cinguetto:
"Vi serve una manooooo??"
- marito, dopo un attimo di smarrimento (ma come avrà fatto a sgamarci, questa?): "Aaaaah, parla italiano! Ah, ma è un dono dal cielo! Sì, sì la prego! Mia moglie avrebbe bisogno dei.. delle..."
- moglie: "delle perette di glicerina!!!"

****du- dum duuuummm**** ---> il sorriso smagliante di SuperKat si spegne lentamente. Oh caspio. Nella mia pluriennale carriera di interprete, stranamente, non mi è mai, mai, capitato di incontrare la parola "clistere".
Bene. Calma e sangue freddo. Una buona interprete deve essere in grado di veicolare il messaggio, sempre e comunque.

SuperKat (col sorriso ormai tirato): "Non c'è problema! Orsù, entriamo!"

Scena II. Al banco della farmacia.

Giovane farmacista donna: "Bitte!"
SuperKat (in tedesco): "La signora, qui, ehm avrebbe bisogno di...."
Giovane farmacista donna: "Sì??? (*daje, e spicciati!*)
SuperKat (tutto d'un fiato): "La signora qui è costipata e le servirebbe ....."
Giovane farmacista donna: "Un lassativo?"
SuperKat: "Ehm... no, cioè, l'altro...metodo per ... no?" (uddio ma come mi escono?)
Giovane farmacista donna, speranzosa: "Ahhh, le supposte?"
SuperKat (ormai sudata): "Nooo, ma quasi (fuochino)!" e... si riduce a mimare il gesto di ... fare un clistere. Sì, proprio così. Paonazza in volto, ha fatto un clistere in aria.
Giovane farmacista donna: "AAAAAHHHH, Mikroklismen!!!"

Ecco. Mikroklismen. Semplice no? A questo punto, SuperKat (ormai non più tanto super) ormai sta mentalmente consumando il pacchetto di pastiglie di ibuprofene appena acquistato.
La farmacista produce una scatoletta con le tanto bramate pompette, SuperKat si gira tronfia verso i suoi due assistiti, chiedendo: "Signori, a posto??"

".... veramente a me servivano di formato grande!"





Morale: la prossima volta mi sa che tiro dritta.

giovedì 9 dicembre 2010

il fervore creativo...

Pubblicato da Kat in Wien 2 commenti
... ha dato i suoi frutti (rigorosamente essiccati)!
Ta - dàààààà!
L'albero di natale plasticoso tascabile, completo delle ormai famose arance essiccate pendenti! E lucine IKEA alimentate a batteria. Sono un mostro, il novello Leonardo dei sempreverdi.


... non ridete però.





domenica 5 dicembre 2010

Quando i pinguini fanno ooooh..

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... che bel freschino, si sta benino...
Stamattina c'erano -8°C. E i miei geloni alle mani, che han fatto capolino puntuali con la prima neve, ringraziano sentitamente.
Però ora sto godendo del piacevole tepore, dello stato di grazia e di equilibrio interiore donatomi dal fantastico workshop di yoga di 4 ore e mezzo (mica cotica!!!). L'ohm, intonato un centinaio di volte, e la danza mistica ci hanno quasi trascinati in trance. Bello, lo farei tutti i giorni (certo, non 4 ore e mezza...). Tra l'altro, gli workshop della mia maestra di yoga prevedono, verso la fine, anche un "pic nic" vegetariano, a cui ogni partecipante contribuisce come può e come vuole. Questa volta ho preparato un cous cous con le verdure. Che è stato un successone (non è che sia poi difficile impressionare un austriaco, dal punto di vista culinario... oggi mi è stata servita una torta dolce alle zucchine, ad esempio) anche se è stato definito, sommariamente,"Kuskus-Salat". Oh ma per questi tutto "Salat" deve essere? Il tutto si riduce ad un'insalata: l'insalata di patate, l'insalata di crauti, l'insalata di .... insaccato! Proprio così, parlo della famigerata Wurstsalat.

Fun fact riguardo il cous cous: da vegetariano che era, mentre lo preparavo ieri ha rischiato di diventare "arricchito di proteine animali". Volevo aggiungerci dei pinoli, per far scena. Mi sono accorta all'ultimo, prima di rovesciarne il contenuto nella padella con le verdurine, che il sacchetto dei pinoli aveva fatto i vermi.
Però... sarebbe stato carino vedere la faccia delle mie compagne di corso vegetariane se si fossero trovate un vermicello arrostito nel piatto!

Cooomunque, per tornare al titolo del post. Stanotte, con sto freddo, arriverà San Nicolò, o Nikolaus, o Nikolo, il canuto vescovo barbuto, e porterà tanti regali ai bimbi buoni. Da me è arrivato in anticipo, travestito da pacco di amazon.de, e mi ha portato una wii. Grazie Nikolo!
San Nicolò arriva accompagnato dai Krampus, degli incroci tra uomo, demone e caprone che lo seguono e prendono a frustate i bambini cattivi. E io, per rispettare la tradizione, questa sera mi mangerò uno di questi:

... il Milka-Krampus!!!


Buon Nikolaus a tutti! E fate i bravi!!!

mercoledì 1 dicembre 2010

scendi giù dal ciel...

Pubblicato da Kat in Wien 1 commenti
neve!
Stamattina mi sono svegliata così:


Ora è sera, e sta ancora nevicando.
Bellissimo!
A metà mattina sono uscita per andare al Finanzamt (che sarebbe poi l'Agenzia delle Entrate... ma che begli appuntamenti mattutini, ma qual vita sociale eccitante!), e nevicava talmente forte che a momenti non vedevo nemmeno la strada. Temperatura percepita: -7°C
La sottoscritta era così bardata:

- calzamaglia
- calzettoni
- pantaloni imbottiti da snowboard, water resistant, in tessuto termico
- maglione dolcevita in lana di pecora di Andorra
- piumino imbottito di piume d'oca delle nevi
- berretto di lana rosso che mi da quel tocco da francesina (peccato che non si vedesse sotto il cappuccio del suddetto piumino)
- guanti in ciniglia rossa in tinta col berretto
- stivali-modello doposci con la pelliccia

Ebbene, mentre arrancavo a fatica sul marciapiede innevato cercando di orientarmi come meglio potevo, intabarrata com'ero e schiava degli innumerevoli strati di abbigliamento, al di sotto del cappuccio e in mezzo alla tormenta, vedo pervenire, dalla direzione opposta, un'angelica visione, che mi si è presentata dinnanzi in questo modo:
-minigonna girochiappe estrema
- calze velate
- scarpe décolleté tacco 12
- cappottino corto in panno color panna (e scusate se son ripetitiva)
che zompettava felice lasciando dietro di sé le inconfondibili tracce del tacchetto. Tic tic tic.

Ora, io mi chiedo: quella sbagliata, chi era?
 

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